XX Years

ore 22.30 – in fila davanti al Cocoricò. sono qui per il concerto dei Chemical Brothers. Come quasi mezza italia a giudicare dalla fila
ore 23.30 – siamo dentro, abbiamo già fatto un giro, sono già stragasata: si comincia a ballare
ore 00.30 – ma quando minchia arrivano i fratelli chimici?
ore 01:30 – arrivano i fratelli chimici
ore 02:30 – la gente è arrimpicata anche sui muri. sono consapevole di essere nel posto migliore: terrazzino a destra del palco, davanti a me solo la ringhiera e ogni tanto accendono anche il ventilatore. sì, praticamente siamo dentro alle casse, ma da qui vedo tutto e incontro un sacco di gente. mi stragaso.
ore 03:30 – potrei uccidere per una bottiglietta d’acqua
ore 04:00 – penso a tutte le techiche per poter uccidere quelli che intorno a me bevono una bottiglietta d’acqua
ore 04:30 – i fratelli chimici suonano ancora e noi continuiamo a ballare ballare ballare, mi è persino passata la sete. mi sento al centro del mondo. potrei essere a Berlino, a Londra, ad Amsterdam. I fratelli chimici sono come dei sacerdoti che guidano questo rituale sociale e sono sacerdoti di tutto rispetto. giocano sempre sull’attesa e sull’aspettativa. non ci fanno sentire le canzoni famose, le mixano, ci giocano, stravolgono tutto, fanno calre il ritmo e poi ricominciano a pompare. la gente si esalta, e salta, salta, salta. per ore.
ore 05:30 – andiamo a casa. tutto ha un limite e noi non abbiamo preso nessuna droga per poter resistere all’infinito. puzziamo di fumo da far vomitare, ma a parte questo siamo tutti molti esaltati.
mi rendo conto che in tutte queste ore ho parlato pochissimo e ho pensato moltissimo. a questa musica ossessiva, post moderna, industriale, che puzza di cemento e di pioggia, ma che sa anche esaltare ed è fatta apposta per far muovere il corpo. persino i tamburi che i nostri antenati suonavano dentro le caverne erano più armonici. questo suono è secco, è un suono di fabbrica, è un suono grigio che sa di città. io non so se può piacere o non piacere. il fatto è che quando sei lì balli e balli e ti diverti. in fondo sei solo in quel momento, ma se non ci fosse così tanta gente non sarebbe altrettanto bello: il concetto di postmodernismo messo in pratica. ecco perchè credo che questa sia la miglior colonna sonora di questi anni: non può piacerti o non piacerti. ti fa essere semplicemente al centro del mondo.

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5 pensieri su “XX Years

  1. Questo post mi ha fatto venire una voglia di tecnoaus…
    Pensa che il mio ricordo più forte in questo senso è un weekend a Riccione dove per una notte intera ho ballato una musica martellante e tribale. Si era al Pascià, e ricordo proprio l’alienazione e l’adrenalina alle stelle, senza aver bevuto neanche un millilitro di alcol…
    Vai Simo, dici che si possa fare anche a 33 anni?
    😉

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