San Valentino (Sanva) – Sull’amore

L’amore è costruzione mentale.
(Quante volte hai chiuso la porta con pesanti giri di chiave di fronte a questa frase)

L’amore non esiste. L’amore è solo caricare un altro di aspettative in grado di soddisfare il nostro bisogno di non rimanere soli.
(Allora che cos’è questo rumore che senti in fondo allo stomaco?)

L’amore è fuga dalla solitudine. Il non sapere stare soli.
(Allora perchè adesso è diventato il tuo sogno ricorrente?)

Innamoramento, quello sì. Esiste. Quella forza che ti spinge oltre ogni razionalità.
(Razionalità, verità -ah ah ah la verità, io rido in faccia alla verità-, diceva pirandello in così è se vi pare)

L’amore è inutile. Ognuno deve imparare a bastare a sè stesso.
(L’amore è irrazionale. Come puoi pensare di analizzarlo secondo canoni stringenti?)

L’amore è proiezione. Non ami qualcuno. Ami chi quel qualcuno tu credi che sia.
(Una volta ho rinunciato a tutto per amore e incredibilmente non me ne sono mai pentita)

L’amore è una stupida spinta, un surrogato di felicità per chi tende ad accontentarsi
(A volte bisogna essere in due anche solo per apprezzare il colore del cielo)

L’amore è un castello di carte che hai costruito con dovizia di particolari e che tende a distuggersi alla prima ventata.
(L’amore è folle e cieco e impulsivo e se ne frega delle conseguenze)

Ho sempre cercato una definizione.
Non volevo più stare male.
Però a volte le massimevitali non bastano.

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Solo parole

Solo parole che si rincorrono senza senso sulla carta.
Solo parole che si piacciono e che si richiamano a vicenda in un lunghissimo gioco di rimandi infinito.
Solo parole che devono essere grattate fuori dalla superficie bianca.
Parole che erano lì da sempre.
Parole che ti aspettavano da tempo, spazientite per il troppo ritardo.
Parole antiche, nuove, conosciute o sentite solo una volta.
Parole già troppo usate, troppo spesso ripetute. Parole, parole, parole.
Piccoli frammenti di un mosaico già pensato, già assemblato, già esistito. Solo da tirare fuori dalla polvere.
Pronto all’uso, che, se si vorrà, se ne potrà poi fare.
Antica ricetta.
Apotropaica risoluzione di tutti i mali.

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cazzeggio inutilmente

mi sono stancata
è tutta la vita che cazzeggio
il fatto è che ci sentiamo tutti così speciali
così unici, rari

bah

tutti importanti  e nessuno necessario
è questa la verità

cammino per questa strada fredda e bagnata che poi è la mia strada
allungo il passo dentro un vento freddo
antipatico
piena di buche questa strada è piena di buche
perchè ci sono gli alberi e le radici degli alberi non ci stanno sotto il cemento
le radici degli alberi esplodono, vengono a galla, rompono la strada
alla fine tutto viene a galla
solo gli uomini ce la fanno a vivere sotto il cemento

cammino veloce come se fosse due mesi fa quando avevo sempre qualcosa da fare o qualcuno da vedere o un posto dove andare
adesso non c’è più nessuno che io abbia davvero voglia di incontrare
nessun posto dove andare
solo questa spinta di uscire
uscire sempre
uscire senza meta
uscire
spingersi fuori dal cemento

cammino fino alla ferrovia
vivo in un posto squallido
ci passa la ferrovia
e in fondo alla mia via ci sono tutti questi murales che dei ragazzi hanno dipinto quando io ero troppo piccola per capirli e adesso che potrei capirli i murales non si vedono più
sono tutti incrostrati dalla pioggia, dal tempo.
che generazione del cavolo la mia
non siamo stati capaci nemmeno di inventarci una moda
ingozzati di nutella e televisione come eravamo

cammino verso il quadrato di buio che mi inghiotte
dall’altra parte il centro
dall’altra parte le luci di natale
dall’altra parte natale
festa

non ho voglia di festeggiare quest’anno
non ho voglia di pensare ai regali
ho pensato di uscire, di fare due passi, magari mi schiarivo le idee.
che pacco natale quest’anno.

sono qui
nella mia strada
in questa via
che adesso mi sta stretta, che quando passo non mi riconosce più.
sono in via di ridefinizione
però adesso piove
e io sono stanca della pioggia
e del freddo
non ne posso più di questo freddo
forse non ce la faccio ad arrivare fino al mare
però sarebbe bello
andare al mare adesso a spiare le onde
che d’inverno al mare non si va mai
e invece è un peccato
perchè tutta quella malinconia è lì solo per insegnarti qualcosa

sarebbe bello per una volta fare quello che avevi detto avresti fatto
ma poi è sempre la solita vecchia storia
e tu sei sempre la solita bambina vecchia
davanti a questa tela bianca
con ancora la prima linea da tracciare
e già insoddisfatta

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Essere permalosi è da stupidi

capita così, che una domenica mattina uno si svegli con la voglia di dire qualcosa. capita addirittura, e questo è ancora più strano, che anche se è domenica mattina uno è felice, pensa te.

capita che uno si accorge poi che si danno sempre per scontate un sacco di cose, soprattutto con la gente che conosci da una vita. capita che per te è normale pensare che uno che ha 26 anni non si può davvero offendere per una battuta.
e invece è così.
e te fai la battuta, perchè te sei sempre la rana dalla bocca larga, e non trattieni mai niente. vabbè. lei parte, la battuta, rapida e puntuale si infila e tutti giù a ridere. e la destinataria questa volta se l’è presa davvero.
come avesse 15 anni. chissà.
adesso non mi parla più. come avesse 15 anni, chissà.
io ovviamente me ne strafrego. però saranno 10 anni che non vengo mandata a quel paese in modo tanto brutale, lo straniamento è notevole.
non importa, non fa male, figurati.
fa pensare. quindi è positivo.
pensa te.

mi ricordo ancora
l’ale, che me lo dice sotto i portici di via zamboni, davati all’irish pub.
che mi dice
"essere permalosi è da stupidi"
offendersi è da stupidi.
davanti una critica o migliori o te ne freghi.
rimanere nel mezzo offesi è proprio da stupidi.
uno pensa che quando scopre le cose poi le scoprono anche tutti gli altri.
uno pensa addirittura che tutti gli altri le cose le sanno già.
uno tende a dare per scontato sempre tutto, perchè sennò non si vive più.

capita così, che una domenica mattina uno si svegli senza voce e con molta voglia di dire qualcosa.
e allora scrive un po’. così, per vedere che effetto fa.

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